Carlo Emilio Gadda e il suo rapporto di odio-amore con Milano (città dei suoi anni giovanili) e la Brianza (sede della casa di campagna di famiglia). La lettura scenica può essere dedicata a entrambi gli aspetti o focalizzarsi su uno dei due, con brani tratti da:
– L’Adalgisa
– La cognizione del dolore
– Accoppiamenti giudiziosi
– Villa in Brianza
– Viaggi di Gulliver, cioè del Gaddus
Nato a Milano nel 1893 da una famiglia della borghesia delle professioni per la quale era scelta obbligata iscrivere i figli al “noster Pulitecnic”, l’ingegner fantasia con la passione per la letteratura e la filosofia di quella borghesia si proclamerà il Robespierre e soprattutto nelle pagine de L’Adalgisa (1944) ne metterà in luce debolezze e manie. Di qui i tanti ritratti di capifamiglia operosi impegnati a salvaguardare l’onore della casa, di dame sensitive che pronte a spettegolare, di ragazze da maritare (che hanno studiato il piano e da infermiere). Il ritratto è spesso impietoso: una borghesia incolta e bigotta, priva di senso dell’umorismo, con la “machina” e la villa in Brianza, serbatoio da cui attingere balie e domestiche inesperte e selvatiche. Ma accanto alle classi elevate si apre lo sguardo sulla Milano del primo Novecento, con quartieri popolari dove brulica un’umanità ricca che nessuno come Gadda ha saputo illustrare con partecipe e dolente ironia e con lo stile che lo rende unico e inimitabile nella letteratura del nostro Novecento. È il mondo brulicante dei mestieri antichi, della “lingera” domenicale e della povera gente: serve ingobbite da fedeltà cronica allo spazzolone, vecchi facchini, garzoni del salumiere, lavandaie e sarte.