Regia di Christian Poggioni
Con Christian Poggioni, Lorenzo Volpi Lutteri
Musica originale di Amleto Pace, Antonio Gorgoglione
Scenografia e costumi di Ambra Rinaldo
Ingresso libero
”Dubitare e credere sono la stessa cosa,
solo l'indifferenza è atea
Scritto con lo stile avvincente ed il ritmo incalzante della spy-story, Il vangelo secondo Pilato conquista lo spettatore fin dalle prime battute e lo tiene ancorato con una sequenza di colpi di scena alla vicenda di Ponzio Pilato, governatore romano in Palestina, alle prese con il caso Jeshua, il “mago di Nazareth” da poco giustiziato. Non solo il cadavere è scomparso, addirittura circola la voce che Jeshua sia riapparso vivo. Occorre sventare la leggenda di una resurrezione: avrebbe conseguenze imprevedibili per la Palestina, forse per tutto l’impero.
Ha inizio una caccia serrata, carica di suspence: dove è nascosto il cadavere? Il protagonista delle apparizioni è un sosia? Chi sono i complici? Jeshua è davvero morto sulla croce?
Le domande si moltiplicano. Pilato indaga. Ma una dopo l’altra tutte le ipotesi vacillano. Tutte le piste conducono sulla soglia di un mistero: il caso appare insolubile.
La ricerca a questo punto si sposta dai meandri di Gerusalemme al labirinto della coscienza di Pilato. Il governatore, militare razionale abituato a interrogare gli altri, lascia il posto all’uomo che interroga sé stesso. Ma il duello non sarà meno drammatico.
Il Vangelo secondo Pilato prende avvio per trovare delle risposte e termina con delle domande. Domande profonde che non possono essere risolte. Possono solo essere vissute.
L’autore
Éric-Emmanuel Schmitt è uno degli autori di maggior successo nel panorama della drammaturgia europea contemporanea. I suoi testi teatrali sono vincitori di numerosi premi, tra cui i prestigiosi Premio Molière e il Gran Premio del Teatro dell’Académie Française. Egli stesso racconta la genesi de La notte degli ulivi e Il vangelo secondo Pilato, i due testi dedicati alla figura di Jeshua di Nazareth:
“Cresciuto ateo in una famiglia di atei, laureatomi in filosofia in una Parigi diventata completamente materialista, non avevo mai prestato attenzione a quella strana storia di un falegname morto su una croce. Un giorno mi persi nel deserto del Sahara. Vicinissimo alla morte, quella notte di fuoco vissi un’esperienza mistica. Al mattino, come una traccia, un’impronta, deposta nel più intimo di me, si trovava la fede. Quel Dio del Sahara non apparteneva ad alcun culto. Tornato in Europa mi immersi nei poeti mistici di tutte le confessioni, dal buddista Milarepa a San Giovanni della Croce passando per il Sufi Rumi. A Parigi mi aattendeva un secondo choc: una notte lessi per la prima volta i quattro vangeli. Per ore fui respinto e attirato. Quella notte iniziai a credere a Cristo e a non crederci. Oscillavo costantemente. Da quella notte sono stato ossessionato dalla figura di Cristo. Alcuni anni dopo, ho deciso di chiamare questa ossessione il mio cristianesimo.”